La Musica di Kate Bush
Innovatrice, visionaria, poetessa e performer.
La cantautrice britannica Kate Bush ha sempre giocato con la musica a modo proprio, inventandosi sempre da sola le regole del gioco. Chi conosce il suo lavoro ha la consapevolezza che senza di lei Tori Amos, Lady Gaga, Goldfrapp, e chiunque altro vi venga in mente, avrebbero fatto un altro mestiere.
Quelle che seguono non sonoalcune tra le 10 migliori canzoni di Kate Bush, 10 “scoperte” che servono a districarsi tra le sue tante voci e i suoi tanti personaggi.
- Wuthering Heights (1978)
Kate Bush nello splendore dei suoi 18 anni. Parte da una personale suggestione letteraria (il romanzo Cime Tempestose di Emily Brontë) e la imbriglia in una composizione complessa che tutto sembra tranne che una canzone pop.
La canta su un registro altissimo, un falsetto sempre in bilico tra il coro angelico e la caricatura. Nel 1978 Wuthering Heights diventa il primo pezzo scritto e interpretato da una donna ad andare al numero uno delle classifiche britanniche.
- Breathing (1980)
Kate Bush ha l’abilità di scrivere canzoni da punti di vista diversi. In un pezzo può essere un uomo, una donna, una bambina, un cane o un essere soprannaturale senza sesso. La voce narrante, in Breathing, è un feto che dalla pancia della madre sente il mondo intorno a sé. Dalla descrizione di sensazioni intime, la sua coscienza si allarga fino alla paura del nucleare e della distruzione dell’ambiente. Tricky, un artista che difficilmente si potrebbe immaginare vicino a Kate Bush, ha spiegato in un recente documentario della BBC che la sua intera carriera è contenuta in un verso di questa canzone: “Breathing my mother in”.
- Lily (1993)
È la canzone che Kate ha scelto per aprire i suoi concerti londinesi. Un pezzo forse poco noto del suo album The Red Shoes, ma probabilmente quello dal contenuto più personale: erano anni particolarmente difficili per lei, tra la morte della madre Hannah e la fine della sua storia con il musicista Del Palmer. In Lily, Kate Bush evoca una specie di incantesimo per proteggersi da quello che lei definisce “il grande buco che la vita ha lasciato dentro di me”. È indicativo che la sua rinascita live parta proprio con questo pezzo che parla di incantesimi di fuoco e di tenebre che vengono squarciate. Dopo quell’album Kate resterà in silenzio, anche discografico, per 12 anni.
- Experiment IV (1986)
Tra fantascienza e teorie del complotto, questo singolo uscito nel 1986 come inedito per la raccolta The Whole Story è uno dei brani più bizzarri di Kate Bush. Si parla di un esperimento militare per trasformare il suono in un’arma di distruzione di massa. È cantata dal punto di vista dello scienziato tormentato che si ritrova a inventare una musica che diventi strumento di tortura e di morte. Il testo della canzone spiega anche come: campionando le urla delle madri disperate e dei pazzi. Memorabile il video in cui compare anche Hugh Laurie. La trasmissione musicale Top of The Pops si rifiutò di trasmetterlo perché troppo violento. A vederlo oggi forse si sorride un po’.
- Running Up That Hill (1985)
Ancora una volta Kate Bush riesce a trasformare un’idea complessa e quasi filosofica in un singolo pop di successo. Stavolta il gioco le riesce anche in chiave dance. La canzone parte dal presupposto che i sessi, per comprendersi tra di loro, dovrebbero provare a scambiarsi. E lo scambio avverrebbe, come al solito, con una sorta di rituale. Correre su una collina, superarla e fare un patto con Dio. Il titolo originario del pezzo era prorio A Deal with God. La canzone è stata eseguita nel 2012 nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra. Ovviamente in assenza dell’artista che preferì non presentarsi.
- And Dream of Sheep (1985)
È il primo movimento di una lunga suite (sì, un concetto terribilmente pretenzioso e prog rock) che occupa l’intera seconda facciata dell’album The Hounds of Love. Un LP che, incredibilmente, scalzò Like a Virgin di Madonna dal primo posto della classifica britannica nel 1985. And Dream of Sheep è una canzone che ripercorre i pensieri di una donna che sta per annegare, che lentamente perde le forze e sogna di potersi solo addormentare.
- This Woman’s Work (1989)
Una delle più belle canzoni di Kate Bush, scritta dal punto di vista di un uomo la cui donna sta rischiando di morire di parto. Qui non c’è nessun “patto con Dio” per scambiare i sessi, nessun incantesimo: tra la donna che sta rischiando la vita propria e del prorio figlio in sala parto e l’uomo che la aspetta fuori c’è una parete insormontabile. E la cosa più difficle da accettare è che Kate non ha previsto un finale. Una canzone talmente dettagliata e dolorosa di cui sembra impossibile fare una cover. E invece c’è chi ci è riuscito. E pure bene.
- Hounds of Love (1985)
Ancora una volta un linguaggio fortemente letterario e ancora una volta un potente singolo dance. Kate evoca personaggi che sembrano usciti da L’amante di lady Chatterley di D.H. Lawrence. Una fanciulla spaventata dal sesso e un cacciatore che la accompagna in una foresta umida e buia. Una piccola volpe ancora viva il cui cuore batte fortissimo e il latrare dei cani da caccia che inesorabilmante la azzanneranno. La fanciulla, con un brivido masochista, sa che come alla volpe anche a lei toccherà essere azzannata dalla animalesca e inevitabile consapevolezza del sesso. Nel video Kate confonde ulteriormente le carte ricreando un’atmosfera da film noir anni ’40.
- Babooshka (1980)
Una donna vuole mettere alla prova la fedeltà del marito e gli scrive una lettera di fuoco firmandosi Babooshka. Lui abbocca all’amo e i due si danno appuntamento. E la donna ha tutta l’intenzione di presentarsi. Il video rende Kate Bush un’icona sexy: lei alterna due costumi, uno molto provocante, con una calzamaglia e un velo da vedova vittoriana, e l’altro, ancora più provocante, da principessa fantasy. In Babooshka anche il suono è pioneristico: Kate usa per la prima volta un campionatore Fairlight per il suono di vetri rotti che si sente prima del ritornello. È uno strumento, per l’epoca, nuovissimo, che le regalò Peter Gabriel e di cui lei farà larghissimo uso negli anni successivi.
- The Man With The Child in His Eyes (1978)
Per chiudere il cerchio una canzone che Kate ha scritto a 13 anni e registrato a 16. Chi sia quest’uomo misterioso che le appare di notte, al momento di prendere sonno, non è dato sapere: un fantasma? Il ricordo di un trauma rimosso? Gesù? Kate Bush era ancora una bambina ma già aveva capito che il mistero era una parte fondamentale dello scrivere canzoni immaginando appunto The Man With The Child in His Eyes.
Visita subito la Gallery dedicata o Kate Bush o ammira alcuni dei suoi video nel nostro Canale ufficiale su Youtube.